Ma sono ancora troppe le giovani che lasciano

La digitalizzazione dell’economia è ormai una tendenza irreversibile, dalla quale non possiamo che aspettarci rilevanti benefici aggregati. Occorre però essere preparati al suo impatto sul lavoro e insieme non sottovalutare i suoi effetti (re)distributivi, anche sul piano delle pari opportunità fra uomini e donne. Nonostante la crescente domadda di specialisti nelle tecnologie della informazione e comunicazione (Ict), la percentuale di giovani europei con diplomi o lauree in questo settore sta diminuendo. La tendenza è particolarmente marcata fra le donne. Gli uomini che hanno seguito percorsi formativi in Ict sono quattro volte più numerosi delle donne e tre volte più numerosi fra gli occupati in questo settore. Un enorme problema è poi rappresentato dagli abbandoni delle occupate digitali, soprattutto dopo l’arrivo dei figli. Uno studio della Commissione Uè ha recentemente calcolato che la perdita annuale di produttività per l’economia europea causate dagli abbandoni delle occupate digitali è pari a circa 16,2 miliardi di euro («Women in the Digital Age», 8 marzo 2018). Lo studio mostra anche che le startup di proprietà femminile hanno maggiori probabilità di successo; ciò nonostante la partecipazione e la leadership femminile nel complesso delle imprese digitali sta diminuendo. Si tratta di dinamiche legate a fattori di carattere trasversale ma anche di natura più specifica e culturale. Le giovani donne che fanno studi tecnico-scientifici e considerano di intraprendere carriere in questo settore sono ancora troppo poche. Quest’anno, il grande tema «Lavoro e Tecnologia» sarà al centro del Festival dell’economia di Trento. Un panel organizzato dal think tank di giovani «Tortuga» (www.Tortugaecon.eu) approfondirà le conseguenze della digitalizzazione sull’occupazione femminile. Le donne devono aumentare la propria presenza su questo fronte. Aprendo la strada a forme diverse di lavoro e di organizzazione del tempo, il digitale può offrire infatti non solo prospettive di carriera e successo professionale, ma anche di una migliore qualità di vita.

Questo articolo è comparso anche sul Corriere Economia del 21 Maggio 2018

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