Occupazione e conciliazione, una proposta al governo: «Fate F.A.S.T»

Maurizio Ferrera

– Famiglia, asili, servizi sociali, tempi. Una proposta al governo lanciata ai tempi delle donne –

Come un fiume carsico, l’agenda donne è di nuovo sparita dal dibattito politico. Ai temi dell’occupazione femminile, della conciliazione, degli asili si dedica solo un lip service, come dicono gli inglesi: paroloni a cui non segue nulla, o quasi. Eppure la scarsa valorizzazione delle donne italiane, del loro tempo, del loro talento, del loro lavoro, continua ad essere uno dei principali tappi che ostacolano il cambiamento economico, sociale e in parte anche politico del nostro Paese.

È ora di chiudere, definitivamente, le bocche carsiche e di trasformare l’agenda donne in un fiume in piena. Per questa strategia propongo un nome. Fast, l’agenda «fast» per le donne italiane. In inglese, il termine vuol dire «veloce». Siccome non possiamo più sprecare tempo, i contenuti dell’agenda devono assumere carattere di urgenza, imporsi all’attenzione di governo, Parlamento, parti sociali e tradursi rapidamente in misure concrete. Fast può essere letto anche come un acronimo.

Le sue quattro lettere rimandano ad altrettante direttrici di marcia, a obiettivi da raggiungere:

F come famiglia

A come asili

S come servizi sociali

T come tempi — di lavoro e di vita

Ciascuna di queste direttrici meriterebbe un articolo a sé. Qui mi limito a lanciare quattro ballon d’essai, per rianimare il dibattito.

Famiglia: allungare il congedo obbligatorio di paternità. Con mille difficoltà Elsa Fornero ha concesso un giorno. Non basta, né dal punto di vista simbolico né da quello pratico. Bisogna arrivare almeno a tre, e introdurre incentivi per quelle imprese che spontaneamente arrivano a cinque.

Asili: centomila posti in più in cinque anni. L’aveva promesso l’ultimo governo Prodi, ma è successo ben poco. Occorre rilanciare, anche con l’aiuto dei privati e del terzo settore. Senza un numero adeguato di nidi, un discorso serio sulla conciliazione non può neppure cominciare.

Servizi: la priorità devono essere gli anziani, e in particolare la non autosufficienza. Purtroppo è una sindrome che si sta diffondendo a macchia d’olio, per le dinamiche demografiche. Mogli, figlie, nuore, nipoti sono allo stremo e non possono continuare a fare tutto da sole. L’indennità di accompagnamento non basta. Per alcuni è un’aggiunta superflua, per altri è troppo poco. E comunque ci vogliono i servizi, compresi quelli a domicilio.

Tempi: orari flessibili, telelavoro, i cosiddetti «tempi della città». Ma proviamo anche a trasformare il part time in un quasi-diritto. L’ha già fatto l’Olanda. Qui tutti i dipendenti hanno la facoltà di chiederlo, e sempre più spesso sono gli uomini a farlo, per occuparsi di più della casa e dei figli. L’impresa può rifiutare solo se ha buone e comprovate ragioni.

Sono ben consapevole che tutte queste misure costano care. Ecco perciò la mia proposta finale.

Istituiamo un Portafoglio Fast, presieduto da una figura femminile di spicco (Emma Bonino?), alimentato da una quota fissa del gettito proveniente da: evasione fiscale (comprese le confische alla mafia); i prelievi sulle pensioni e i vari contributi di solidarietà; l’abolizione delle province e altri enti inutili; i risparmi derivanti dall’introduzione dei costi standard in sanità e dall’aumento già previsto dei ticket.

Si può fare? Sì, si può, anzi si deve fare. E in fretta.

Il tempo delle donne è molto elastico, come ben sanno le autrici e lettrici del blog la 27esima Ora di questo giornale. Ma c’è un tempo che ormai si è esaurito: quello delle attese inutili, a causa di promesse non mantenute. Diamoci tutti e tutte una mossa, dunque.

Questo articolo è comparso anche su Corriere della Sera del 14 Gennaio 2014

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